Cesare Caroselli (1847-1939). Studiò all’accademia di San Luca dove nel 1869 vinse il “Concorso Clementino” e nel 1870 il concorso “Balestra”, entrambi i quadri sono esposti nella Pinacoteca dell’accademia. Affrescò varie chiese: San Giovanniin Laterano, Santa Maria in Traspontina, Santa Maria in Cosmedin. A Ge- nazzano, lascia due affreschi nel Santuario della Madonna del Buon Consiglio e in Municipio, rispettivamente una veduta del castello e la tela “La disfida di Barletta” ispirato alle imprese dell’eroe “genazzanese” Brancaleone.
Cesare Caroselli artista e patriota
(tratto da: Onoranze a Cesare Caroselli in Genazzano (1940)
Cesare Caroselli nacque a Genazzano da Nicola e da Celestina Senni il 14 dicembre 1847. Già nel cognome paterno ereditava tradizioni di arte squisite; mentre dalla madre, di nobile famiglia oriunda di Toscana, si tramandava in lui uno spiccato tipo di carattere etrusco. Anche l’anno di nascita, agli albori della nostra prima guerra di indipendenza, doveva ispirargli quel grande amore per l’Italia, di cui si nutrì in sommo grado. Ancora fanciulletto manifestò una disposizione forte e intelligente pel disegno, e in Genazzano ne rimaneva un documento nella riproduzione dell’immagine della Madonna del Buon Consiglio, che sovrastava il portoncino d’ingresso del giardinetto Giuli, or demolito, che gli fu fatta ritrarre non ancora undicenne. Tanta inclinazione meritava di essere coltivata; ciò che si realizzò venendo a Ro, ed entrando all’Istituto di S. Michele, dove ebbe in Giangiacomo il suo primo maestro di disegno. Ma in questo istituto non rimase che un anno; e uscitone, continuò lo studio dell’arte frequentando gli insegnamenti dell’Accademia di S. Luca, dove si dedicava con Betti pure allo studio della storia, altra sua passione mai smentita. Quando Garibaldi chiamò nel 1866 la gioventù italiana alla guerra all’Austria, egli raccolse l’invito, abbandonando l’Accademia. A piedi, per i sentieri e le piste delle montagne di Sabina, in continua trepidazione di essere scoperto e arrestato dai gendarmi pontifici, raggiunse Rieti, dove poté prendere il fucile e lo zaino, arruolato nelle camicie rosse. Di qui fu inviato a Barletta, ove era uno dei depositi dei volontari dell’Italia meridionale. Non fu inutilmente per la sua arte. Quella permanenza gli dette la prima ispirazione al quadro “La Disfida di Barletta”, che in seguito compose su disegni e acquarelli tratti dal vero, eseguiti nelle ore di libertà, e spesso in quella del rancio, che non ritrovava al ritorno, divorato dai camerati. Il giovanetto Caroselli per quel giorno rimaneva digiuno. Ma venne l’ora di partire da Barletta, per recarsi dove si doveva combattere. Così egli fu presente alla battaglia di Bezzecca. La dedizione alla Patria fu completa; e poiché in ogni sua azione e in ogni suo pensiero ricorreva questo sacro nome, con il nomignolo di “patria” fu specialmente conosciuto tra i suoi compagni d’arme. Conclusasi la gesta guerresca col mirabile Obbedisco di Garibaldi, tornò a Roma, dove l’attendeva la prigionia. Fu buona sorte che il governo pontificio lo considerasse ancora un ragazzaccio; così, dopo un mese, fu rimesso in libertà, ridedicandosi con più ardore all’arte. Presto dette di essa prove che non lasciarono dubbi sulla sua perizia e genialità.
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La vita di Cesare Caroselli fu, dunque, operosa di lavori d’arte e di sapere. Non poteva mancargliene un riconoscimento, per così dire, ufficiale; ciò che si verificò quando fu accolto tra i “Virtuosi del Pantheon”.
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Mai si servì del suo passato di patriota, pago di aver servito la patria; e fatta l’Italia, in due sole circostanze apparve decorato il petto delle medaglie di guerra: il 2 giugno del 1882, giorno della morte di Giuseppe Garibaldi, e il 24 maggio 1915, giorno della dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria.
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Nel dolore, che per qualche momento trovava lenimento soltanto nelle cure per l’arte e nella conversazione con gli amici, arrivò al suo ultimo giorno, morendo a Roma il 16 giugno del 1927.
Dott. Luigi Venditti